Curiosità

I cani riconoscono le persone cattive: lo dice la scienza

Il cane riconosce le cattive persone, secondo la scienza.

Se i cani sono detti i migliori amici dell’uomo, un perché deve pur esserci: ultimamente alcune razze in particolare, come i Golden Retriever, sono stati addestrati per fiutare e riconoscere la presenza di Covid-19 in passeggeri potenzialmente contagiosi negli aeroporti della Gran Bretagna. Il loro fiuto, lo sappiamo bene, è eccezionale dal momento che i cani riescono a identificare l’odore di alcuni stupefacenti ma anche di malattie specifiche come il diabete, l’Alzheimer o alcuni tipi di cancro… Senza contare che sono in grado persino di riconoscere una donna incinta prima che la stessa capisca di esserlo.

Ma il loro fiuto imbattibile va ad indagare anche sul comportamento delle persone che circondano o hanno a che fare con il proprio padrone tanto che sono capaci di riconoscere i buoni dai cattivi, chi è affidabile e chi invece ha cattive intenzioni.

Una recente ricerca spiega che il nostro amico peloso è in grado di riconoscere chi è benintenzionato nei tuoi confronti da chi non lo è affatto. Ed è perfettamente in grado di fartelo capire. Qualsiasi sia la sua razza, infatti, il cane è una creatura così intelligente che in presenza di una persona sa intercettare istintivamente alcune informazioni su di lei e reagisce di conseguenza. Ma come hanno fatto i ricercatori a giungere a una tale conclusione? Semplice: hanno organizzato un esperimento chiedendo ad alcuni proprietari di cani di improvvisare diverse situazioni mentre i loro quattro zampe li osservavano. In particolare, i volontari dovevano fingere di cercare di aprire un contenitore senza riuscirci, dopodiché chiedevano a due scienziati di aiutarli. In uno scenario, a quel punto un ricercatore si offriva di dare una mano mentre il suo collega assisteva passivamente. In un’altra situazione, il primo scienziato rifiutava esplicitamente di dare il proprio aiuto e il secondo rimaneva indifferente. Dopo ogni scenetta, i ricercatori hanno offerto ai cuccioli dei biscottini. Nel primo caso, gli amici con la coda hanno accettato il premio da entrambi gli scienziati in modo festoso, ma nel secondo hanno ignorato deliberatamente colui che si era dimostrato sgradevole e poco collaborativo, rifiutando il suo premio. Gli autori della ricerca hanno così concluso che i cani sono perfettamente in grado di capire se qualcuno si è comportato male, e di giudicarlo.

Chi ha inventato il caffè espresso?

Oggi il doodle di Google celebra l’anniversario della nascita di Angelo Moriondo (Torino, 6 giugno 1851), l’imprenditore che verso la fine dell’Ottocento, in un’epoca in cui preparare il caffè richiedeva almeno 5 minuti, inventò la prima macchina per il caffè espresso.

Di famiglia. Angelo Moriondo veniva da una famiglia di imprenditori: il padre aveva fondato una fabbrica di cioccolato (“Moriondo e Gariglio”) insieme a un cugino, mentre un suo antenato, secoli prima, aveva ottenuto dai Savoia la licenza per produrre il vermouth, vino aromatizzato con assenzio e altre erbe.

Egli stesso seguì le orme di famiglia e acquistò due locali a Torino: un albergo (il Grand-Hotel Ligure in Piazza Carlo Felice) e un bar (l’American Bar, in Via Roma) i cui clienti, pensò, avrebbero gradito una macchina che riuscisse a preparare il caffè (bevanda popolarissima in quel periodo in Italia) in modo praticamente istantaneo. 

con la campana. Fu in occasione dell’Esposizione generale di Torino del 1884 che Moriondo presentò una macchina a vapore dotata di una grande caldaia in rame “a forma di campana”, che  spingeva l’acqua riscaldata attraverso un letto di fondi di caffè, e di una seconda caldaia che produceva vapore per completare l’infusione.

La nuova caffettiera fu esposta da Moriondo in un chiosco proprio vicino all’entrata della Galleria dell’Elettricità dell’Expo e destò una grande curiosità. I visitatori accorsero per degustare il caffè e apprezzarono molto quella macchina curiosa capace di fare 300 tazze di in un’ora o anche 10 in una volta sola. Moriondo fu premiato all’Esposizione con una medaglia di bronzo, ottenne il brevetto per una “Nuova macchina a vapore per la preparazione economica e istantanea di una bevanda a base di caffè, metodo ‘A. Moriondo” e continuò a migliorare e la sua invenzione negli anni successivi.

Fonte: Focus

La storia della scrittura di Money dei Pink Floyd

Il chitarrista David Gilmour racconta la band che ha ispirato la scrittura di uno dei brani più famosi della band inglese

Il suono di un registratore di cassa e di monete che cadono in loop per rappresentare l’ossessione dell’uomo per i soldi.
E’ l’intuizione geniale avuta da Roger Waters insieme al tecnico del suono Alan Parsons negli studi di Abbey Road per creare l’intro di Money, il pezzo con cui inizia il lato B dell’album The Dark Side of the Moon del 1973. Il viaggio immaginato dalla band nei lati oscuri della mente umana non può essere completo senza l’ossessione per il denaro e la ricchezza e i Pink Floyd lo rappresentano con un brano blues rock con un tempo assurdo in 7/4, un esercizio di virtuosismo di Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason, con un assolo fulminante di David Gilmour.

David Gilmour ha raccontato in un’intervista a Rolling Stone che l’ispirazione per un brano così innovativo come Money è arrivata però dalla tradizione musicale americana: «Sono sempre stato un fan di Booker T & the M.G.’s, fin da ragazzino». I Booker T. & the M.G.’s sono la band che ha creato il cosiddetto Memphis Soul suonando in centinaia di album della etichetta Stax Records con Otis Redding, Wilson Pickett, Bill Withers, Sam & Dave e molti altri. Il loro brano strumentale Green Onions, pubblicato nel settembre 1962 è considerato uno dei più influenti nella storia della musica: un classico twelve-bar blues con una traccia di organo Hammond suonata dal leggendario Booker T. Jones (gli altri membri della band sono Steve Cropper alla chitarra, Al Jackson Jr. alla batteria e Lewis Steinberg al basso) che è stato preso come punto di riferimento da tutte le rock band degli anni ’60 sia in America che in Inghilterra. «Ho pensato che fosse un suono che potevamo incorporare in Money dei Pink Floyd senza che nessuno riuscisse a capire esattamente quale fosse l’influenza» ha spiegato David Gilmour, «Quattro studenti di architettura inglesi con un groove che arriva da Memphis mi sembrava una cosa abbastanza bizzarra. E credo che alla fine abbia funzionato». 

Fonte: Virgin Radio


L’intuizione

L’intuizione è una forma di conoscenza che non richiede ragionamenti complessi e che si basa su delle idee pre esistenti. Ma quando, di solito, capita di avere un’intuizione? Un flash, un lampo che di colpo di rende tutto più chiaro e capiamo come comportarci in una determinata situazione: è l’intuizione, ciò che ha permesso a scienziati, studiosi e letterati di cambiare il loro tempo. COS’È L’INTUIZIONE? L’intuizione (dal latino intueor, cioè “entrar dentro con lo sguardo”) è un tipo di conoscenza che il nostro cervello acquisisce in modo immediato, senza che gli sia necessario svolgere un ragionamento complesso. Per avere un’intuizione, però, è necessario che ci sia uno stimolo esterno che riguardi i sensi oppure l’intelletto. Inoltre, il processo di intuizione può basarsi su conoscenze che sono state acquisite in precedenza oppure su “programmi” che il cervello ha fin dalla nascita. Nel primo caso l’intuizione può rivelarsi falsa, per esempio perché le nostre idee sono preconcette, ossia affrettate e magari prive di un fondamento oggettivo. Dunque possono benissimo essere sbagliate. Nel secondo caso, invece, quello in cui l’intuizione avviene partendo da “programmi” che il nostro cervello ha dalla nascita, difficilmente sarà sbagliata. Infatti questo tipo di intuizioni sono filtrate dai cosiddetti neuroni specchio, speciali cellule nervose che si attivano quando si vede qualcuno compiere un’azione anche se non la si compie a nostra volta. Questi neuroni ci permettono di capire al volo, ossia con un’intuizione, le intenzioni di chi ci sta di fronte. Per esempio che se prende un bicchiere è che sta per bere.

LE INTUIZIONI CAMBIANO IL MONDO Le intuizioni dunque sono quei “colpi di genio” che ci rendono chiara una situazione o ci svelano la soluzione di un problema su cui ci stavamo arrovellando. E a volte sono davvero trovate epocali. Lo studioso Edward Jenner, ad esempio, all’inizio dell’800 notò che le donne addette alla mungitura che contraevano il vaiolo bovino, dopo essere guarite con si ammalavano più della forma che colpiva gli esseri umani (molto più pericolosa) e che da decenni scatenava epidemie che decimavano la popolazione. Da quella osservazione Jenner intuì che nella reazione del corpo umano ad una forma più debole della malattia poteva trovarsi la chiave per immunizzare le persone contro il virus del vaiolo. Fu così che tale intuizione portò Jenner a sviluppare il primo vaccino della Storia! Ma mica finisce qui. Come non parlare delle intuizioni di Leonardo da Vinci, che anticipò di secoli invenzioni come l’elicottero o il carro armato, o di Alexander Flemming, che inventò gli antibiotici che ancora oggi ci curano? Insomma, le intuizioni possono davvero cambiare il mondo.