Dimezzato l’export italiano verso la Russia
Ad un mese dalle sanzioni valori giù del 51%, di contro le importazioni di energia raddoppiano (oltre 3 miliardi). Il deficit verso Mosca schizza a 2,7 miliardi.
Evidentemente a Palazzo Chigi hanno fatto male i conti. Perennemente proni ai poteri occidentali ed agli interessi oligarchici di casa nostra, non si sono minimamente curati delle prevedibili ripercussioni che si sarebbero abbattute sulla nostra già precaria economia, in conseguenza delle misure sanzionatorie verso la Russia.
E’ bastato un solo mese per fare in modo che l’ISTAT ci sbattesse in faccia la cruda verità. I dati (riportati anche dal Sole 24 ore), fanno venire i brividi – e se rapportati all’intero anno solare, rendono estremamente chiara una cosa: la fine del sistema-euro, così come pensato, strutturato e sostenuto dai fenomeni del mainstream, è più che certa.
Sempre secondo l’ISTAT, il crollo dei valori del 51%, sarebbe dovuto soprattutto per i vincoli immediati posti sul sistema dei pagamenti e sull’accesso alla piattaforma Swift delle banche russe. Incertezze e blocchi reali che hanno dimezzato le transazioni, con il risultato di abbattere a quota 364 rispetto ai 716 milioni esportati dall’Italia in Russia a marzo dello scorso anno.
Il fatto che tale calo sulle esportazioni, non sia totalmente frutto delle sanzioni commerciali dirette, non deve farci dormire sonni tranquilli, poiché al momento della rilevazione, le sanzioni stesse colpivano solo una parte limitata delle nostre produzioni. Quindi i dati saranno propensi a peggiorare.
Risultato opposto invece dal lato delle importazioni, dove sono i prezzi dell’energia a far volare i valori raccolti da Mosca. In un solo mese, grazie a gas e petrolio, le vendite russe verso l’Italia salgono del 153%, più che raddoppiate quindi a oltre tre miliardi di euro, dagli 1,2 miliardi di marzo 2021.
Per effetto di questa forbice, il limitato deficit commerciale di allora (poco meno di 500 milioni di euro) si trasforma per l’Italia in una voragine da 2,7 miliardi, che lievita a 6,2 miliardi nell’arco del primo trimestre.
L’energia porta così in rosso l’intera bilancia commerciale extra-Ue: da un attivo robusto di quasi cinque miliardi di marzo 2021 si scende ora a -515 milioni. E aprile, guardando i prezzi, non deve essere andato molto meglio.
Tutti noi abbiamo imparato sulla nostra pelle, che l’unico modo per vivere (per pochi) o meglio sopravvivere (per molti), all’interno del sistema-euro, è quello di perseguire una perenne e folle politica mercantilista, dove appunto le esportazioni sono l’unico rubinetto per far affluire mezzi finanziari (soldi) netti, al nostro sistema economico.
Naturalmente, affinché i soldi che arrivano siano netti (in verità non arrivano soldi ma solo estratti-conto), contabilità vuole che le esportazioni superino di gran lunga le importazioni e le drastiche politiche di austerity e di deflazione salariale, imposte dal governo Monti in poi, sono servite allo scopo.
Dal momento che tutto questo è chiaro, decidere volutamente di interrompere consistenti esportazioni verso un paese per acconsentire a sanzioni decise a livello internazionale, non vuol certo dire fare l’interesse del nostro paese.
Se a questo aggiungiamo che il paese sanzionato è anche il nostro principale fornitore di energia, le scelte fatte dal governo Draghi (compreso quella di inviare armi all’Ucraina), mettono a serio rischio la tenuta del nostro sistema economico e la sicurezza del nostro popolo.
Il nostro paese, oggi, potrebbe gestire facilmente il problema energetico, adottando le propedeutiche politiche fiscali, in modo da intervenire sui prezzi dell’energia, ponendo fine alla speculazione in atto. Oltre a fare tutto il deficit necessario a sostegno della domanda interna (stante le perdite reali di export), intervenendo sui salari e sulla pressione fiscale.
Tutti noi sappiamo però, che Draghi non lo farà, lui è pienamente immerso e coinvolto nel disegno globalista, che vede il nostro paese satellite di poteri profondi sovrannazionali che in simbiosi con i nostri oligarchi, ne gestiscono la distruzione controllata, che ha come obiettivo finale, il totale trasferimento della ricchezza nelle loro mani.
Non rimane che attendere l’ormai certa deflagrazione del sistema-euro, che non avverrà certo per le pavide mani italiche, ma per opera delle forze naturali dell’economia che non hanno padroni.
Vladimir Putin, intanto, ne ha innescato la miccia.
Fonte: ComeDonChisciotte.org