Allarme carestia, il rischio è reale! Cosa si nasconde dietro la crisi del grano?

Allarme carestia, il rischio è reale! Cosa si nasconde dietro la crisi del grano?

La guerra per procura in Ucraina si sta forse rivelando solo un’anticipazione di qualcosa di più grande, che riguarda la carestia mondiale ed una crisi dei cambi per i Paesi in deficit alimentare e petrolifero?

È probabile che moriranno molte più persone a causa della carestia e del dissesto economico che sul campo di battaglia ucraino. È quindi opportuno chiedersi se quella che sembra una guerra per procura in Ucraina non faccia parte di una strategia più ampia, volta a mantenere il controllo degli Stati Uniti sul commercio e sui pagamenti internazionali. Stiamo assistendo ad una presa di potere finanziaria da parte dell’area del dollaro statunitense sul Sud globale e sull’Europa Occidentale. Senza il credito in dollari degli Stati Uniti e della sua filiale del FMI, come potranno questi Paesi rimanere a galla? Fino a che punto saranno disposti a spingersi gli Stati Uniti per impedire loro di de-dollarizzarsi e uscire dall’orbita economica statunitense?

Gli USA, con la loro strategia da Guerra Fredda non sono i soli a pensare come trarre vantaggio da una carestia, una crisi petrolifera ed una crisi della bilancia dei pagamenti. Il World Economic Forum di Klaus Schwab teme che il mondo sia sovrappopolato – almeno con il “tipo sbagliato” di persone. Come aveva spiegato il filantropo di Microsoft (il consueto eufemismo per monopolista rentier) Bill Gates: “La crescita della popolazione in Africa è una sfida.” Il rapporto “Goalkeepers” del 2018 della sua fondazione avvertiva che: “Secondo i dati delle Nazioni Unite, l’Africa dovrebbe rappresentare più della metà della crescita della popolazione mondiale tra il 2015 e il 2050. Si prevede che la sua popolazione raddoppierà entro il 2050,” con “più del 40% delle persone estremamente povere del mondo… concentrate in soli due Paesi: Repubblica Democratica del Congo e Nigeria” [1].

Gates sosteneva la necessità di ridurre del 30% il previsto aumento della popolazione migliorando l’accesso al controllo delle nascite e ampliando l’istruzione “per consentire ad un maggior numero di ragazze e donne di rimanere a scuola più a lungo e di avere figli più tardi.” Ma come ci si può permettere tutto ciò con l’incombente stretta di quest’estate sui bilanci statali per i prodotti alimentari e il petrolio?

I Paesi del Sud America e alcuni Paesi asiatici sono soggetti allo stesso aumento dei prezzi delle importazioni dovuto alle richieste della NATO di isolare la Russia. Jamie Dimon, capo della JPMorgan Chase, ha recentemente messo in guardia i partecipanti ad una conferenza di investitori a Wall Street che le sanzioni provocheranno un “uragano economico” globale [2], facendo eco all’avvertimento lanciato ad aprile dalla direttrice generale del FMI, Kristalina Georgieva: “Per dirla in parole povere, stiamo affrontando una crisi nella crisi.” Sottolineando che la pandemia di Covid era stata tamponata dall’inflazione, mentre la guerra in Ucraina ha peggiorato la situazione “e minaccia di aumentare ulteriormente le disuguaglianze,” [Dimon] ha concluso che: “Le conseguenze economiche della guerra si sono diffuse velocemente e lontano, ai Paesi confinanti ed oltre, colpendo più duramente le persone più vulnerabili del mondo. Centinaia di milioni di famiglie stavano già lottando con redditi più bassi e prezzi più alti per energia e cibo”.

L’amministrazione Biden incolpa la Russia di “aggressione non provocata.” Ma è stata la pressione della sua amministrazione sulla NATO e sugli altri satelliti dell’area del dollaro ad aver bloccato le esportazioni russe di grano, petrolio e gas. Molti Paesi in deficit di petrolio e di cibo si considerano le prime vittime dei “danni collaterali” causati dalle pressioni USA/NATO.

La carestia mondiale e la crisi della bilancia dei pagamenti sono forse una precisa scelta politica degli Stati Uniti e della NATO?

Secondo il WFP, 276 milioni di persone in tutto il mondo stavano già affrontando la fame acuta all’inizio del 2022. Si prevede che tale numero aumenterà di 47 milioni di persone se il conflitto in Ucraina dovesse continuare.

Allarme grano, rischio carestia. È il binomio portato avanti dall’ONU ponendo l’accento su un drammatico aspetto: quelle migliaia di tonnellate di cereali bloccate negli scali del Mar Nero controllati dalla Russia potranno avere conseguenze molto gravi soprattutto per i Paesi in via di sviluppo.

È, insomma, allarme carestia globale, già in qualche modo annunciato qualche settimana fa dalla FAO di fronte ai prezzi alle stelle degli alimentari, con rincari abnormi se si guarda agli ultimi tre decenni.

Prima della guerra, dall’Ucraina si esportavano il 12% del grano mondiale, il 15% del mais e il 50% dell’olio di girasole. Poi il blocco quasi totale: con i porti bloccati a causa della guerra, milioni di tonnellate di grano sono stoccate in silos a Odessa e in altri porti ucraini sul Mar Nero, mentre altro grano è bloccato sulle navi impossibilitate a muoversi a causa del conflitto.

“Nel 2023 avremo un problema di carenza di cibo”, ha detto giovedì a una conferenza a New York David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, aggiungendo che la guerra esacerba altre minacce inclusi i cambiamenti climatici.

Di qui l’appello del World Food Programme (WFP), Programma alimentare mondiale, volto alla riapertura dei porti dell’Ucraina per scongiurare l’incombente minaccia di carestia.

I porti nella zona di Odessa, nel sud dell’Ucraina, devono essere riaperti con urgenza per evitare che la crisi globale della fame sfugga al controllo – si legge sul sito istituzionale del Pam. I silos di grano dell’Ucraina sono colmi. I porti sul Mar Nero sono chiusi, lasciando milioni di tonnellate di grano intrappolate in silos a terra o su navi che non possono muoversi.

Secondo l’analisi del WFP, 276 milioni di persone in tutto il mondo stavano già affrontando la fame acuta all’inizio del 2022. Si prevede che tale numero aumenterà di 47 milioni di persone se il conflitto in Ucraina dovesse continuare, con gli aumenti più alti nell’Africa subsahariana.

Fonte: thesaker.is, Germana Carillo

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